Enuresi notturna: quando il bambino fa la pipì a letto

Enuresi notturna: quando il bambino fa la pipì a letto

A quale bambino non è mai capitato di fare la pipì a letto?

Basti pensare che l’8% dei bambini a 10 anni soffre ancora di enuresi notturna, tanto che questo è il disturbo più comune dell’età pediatrica.

Una condizione, come evidenziato dalla Società Italiana di Pediatria (SIP), più diffusa di quanto solitamente si è soliti pensare e che ha ripercussioni non solo sulla sfera fisica del bambino, ma anche e soprattutto su quella psico-comportamentale.

Conosciamo più da vicino il fenomeno dell’enuresi notturna per capire come aiutare i bambini che fanno la pipì a letto.

Cos'è l'enuresi notturna e perché si verifica nei bambini

Con l’espressione enuresi notturna si fa riferimento alla condizione in cui i bambini bagnano il letto durante il sonno.

Propriamente, si definisce come la perdita involontaria di urina durante il sonno nei bambini di età superiore ai 5 anni.

Prima dei 5 anni, quindi, dopo il cosiddetto spannolinamento, può essere considerato normale che il bambino bagni il letto, in quanto non ha ancora un completo e ottimale controllo degli sfinteri.

L’attenzione verso questo disturbo è tale quando si verifica almeno due volte la settimana per tre mesi consecutivi.

Ne esistono due tipologie: l’enuresi notturna vera e propria e un disordine più ampio, di cui l’enuresi notturna è uno dei segni.

Nell’enuresi notturna vera e propria, infatti, il bambino bagna il letto esclusivamente durante il riposo notturno.

Diverso invece il caso in cui non riesce a controllare la minzione anche durante il giorno, e deve andare in bagno in maniera frequente o deve sforzarsi per fare pipì.

L’enuresi si distingue, inoltre, in:

  • Primaria se il bambino non ha mai acquisito il controllo notturno della vescica;
  • Secondaria se dopo averlo acquisito e mantenuto per 6 mesi va incontro a episodi di pipì a letto.

Fattori di rischio e cause dell'enuresi notturna

Anche considerando la varietà di questa condizione, possono esserci molteplici cause responsabili dell’enuresi notturna.

Innanzitutto, vi è una predisposizione genetica per cui più membri della stessa famiglia hanno sofferto del medesimo disturbo.

Allo stesso modo, vi possono essere disfunzioni ormonali che causano una sovrapproduzione di urina, immaturità o insufficiente capacità della vescica e problemi del sonno, soprattutto legati alle difficoltà nel risveglio quando si ha lo stimolo alla minzione.

Sebbene non sia una condizione di natura psicologica, fare la pipì a letto ha inevitabili ripercussioni sull’autostima, la serenità, il comportamento, le relazioni sociali e il sano sviluppo del bambino.

Indubbiamente, il rimproverare il bambino e il colpevolizzarlo dell’accaduto non aiuta e, anzi, può rivelarsi controproducente.

Ci sono poi dei disturbi e dei disordini neuropsichiatrici associati all’enuresi notturna.

I principali sono il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), l’ansia da separazione, la depressione, il disturbo oppositivo-provocativo e il disturbo della condotta.

Inoltre, i bambini con enuresi notturna vanno più spesso incontro a ritardo del linguaggio e dislessia.

Approcci terapeutici e comportamentali per gestire l'enuresi notturna

Enuresi notturna

Per definire una corretta modalità di intervento ed evitare errori nella gestione del fenomeno, è importante confrontarsi con il Pediatra, sottoponendo alla sua attenzione quando si manifesta il problema e con quali modalità.

Il Medico indagherà, innanzitutto, su un’eventuale familiarità del disturbo e, in base all’età e all’acquisizione delle varie tappe dello sviluppo, valuterà la necessità di eseguire indagini di laboratorio o esami strumentali per confermare o approfondire la diagnosi di enuresi notturna.

È importante chiarire fin da subito che le linee guida pediatriche sottolineano l’importanza di ricorrere a un trattamento solo quando questo viene esplicitamente richiesto dal bambino stesso o dai suoi genitori e, soprattutto, quando il disturbo compromette la qualità della vita del bambino.

Una prima linea di intervento, infatti, potrebbe riguardare modifiche alla dieta del bambino, evitando cioccolato e bevande zuccherate, riducendo l’assunzione di liquidi a ridosso dell’addormentamento e aumentando l’assunzione di cibi a base di fibre.

In aggiunta, il ricorso a un trattamento cognitivo-comportamentale che inviti e coinvolga il bambino ad acquisire buone abitudini, come svuotare completamente la vescica e evitare di trattenersi troppo a lungo durante il giorno, si può rivelare utile per risolvere il problema.

Nel caso in cui l’enuresi notturna non fosse accompagnata da altri sintomi, che andrebbero valutati per sviluppare una terapia adeguata, spesso si prevede il ricorso alla terapia farmacologica e l’impiego simultaneo del cosiddetto allarme notturno.

Si tratta di un particolare dispositivo, acquistabile anche in farmacia, che emette un segnale acustico quando rileva la presenza di urina su biancheria intima, lenzuola o pigiama.

Scopo di questo trattamento è innescare un riflesso condizionato che permetta al bambino di svegliarsi prima che l’allarme suoni o dormire senza urinare durante il riposo notturno.

Per l’efficacia del trattamento è necessario proseguire per circa 3-4 notti prima di giungere alla soluzione del problema evitando di sospenderne l’utilizzo anche per il mese successivo.

In alcuni casi si rivela efficace e utile anche la quotidiana ginnastica vescicale, mediante esercizi che insegnano al bambino a trattenere le urine rinforzando in questo modo la muscolatura della parete addominale.

Consigli per genitori e caregiver nella gestione dell'enuresi notturna

Per una corretta gestione dell’enuresi notturna è fondamentale il contributo e il coinvolgimento di tutti i familiari del bambino.

Egli, infatti, deve vivere in un clima di serenità nel quale possa sentirsi libero di esprimere la propria esperienza.

Il rimprovero, il confronto con altri bambini della stessa età, la derisione, sia privata che davanti ad altre persone, la punizione o il condizionarne la quotidianità, impedendo per esempio che dorma fuori casa, non aiutano a risolvere il problema.

È invece doveroso rassicurare il bambino ascoltandone le richieste e incoraggiarlo nell’affrontare questa condizione.

L’indicazione dei Pediatri è quella di non ricorrere al pannolino e investire su una buona qualità (e quantità) del sonno.

In questo senso, bisogna evitare di svegliare il bambino per portarlo a fare pipì in quanto l’interruzione del sonno non aiuta nella risoluzione dell’enuresi notturna.

In generale, occorre avere molta pazienza, nonostante il disagio interessi tutta la famiglia, trasmettendo calma al bambino e coinvolgendolo nella pulizia del letto con lo scopo di responsabilizzarlo e non colpevolizzarlo.

Quando consultare un Medico per l'enuresi notturna persistente

Il confronto con il Pediatra è il primo step per la gestione dell’enuresi notturna.

Il Medico, quindi, verrà informato passo passo dell’evoluzione del fenomeno e sarà lui, quindi, il primo a prevedere eventuali approfondimenti diagnostici.

La persistenza del problema oltre il periodo previsto della terapia o l’insorgenza di altri sintomi e segni sono sicuramente elementi da attenzionare per approfondire le cause del disturbo e intervenire in maniera risolutiva.

In conclusione, affrontare l'enuresi notturna richiede un approccio che va oltre il semplice ricorso ai farmaci.

È, infatti, essenziale comprendere le cause, valutare i fattori di rischio e adottare approcci terapeutici e comportamentali adeguati.

La collaborazione con il Pediatra è altrettanto importante per una gestione efficace, consentendo una valutazione personalizzata e l'adozione di interventi mirati.

I genitori, inoltre, sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale nel creare un ambiente di supporto e comprensione per il bambino, evitando giudizi negativi e promuovendo un approccio paziente e rassicurante.

La gestione dell'enuresi notturna richiede un impegno collettivo e la consapevolezza che ogni bambino ha tempi e percorsi unici nella risoluzione di questo disturbo.

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